Share

Piantagione e propagazione del castagno

La creazione di un nuovo castagneto, o l’infoltimento di uno esistente, inizia con due operazioni fondamentali: la propagazione, ovvero la moltiplicazione delle piante, e la successiva piantagione o messa a dimora. Questi passaggi sono cruciali e devono essere eseguiti con la massima cura e competenza tecnica, poiché un errore in questa fase iniziale può compromettere l’intero investimento e il futuro sviluppo del frutteto. Scegliere il giusto materiale vivaistico e la tecnica di propagazione più adatta, così come preparare adeguatamente il terreno e rispettare i tempi e le modalità di impianto, sono le fondamenta su cui si costruisce un castagneto sano, produttivo e longevo. La conoscenza approfondita di questi processi permette di partire con il piede giusto, assicurando alle giovani piante le migliori condizioni possibili per un attecchimento rapido e una crescita vigorosa.

La propagazione del castagno può avvenire per via sessuata, ovvero tramite seme, o per via vegetativa, attraverso tecniche come l’innesto o la talea. La propagazione da seme è un metodo relativamente semplice ed economico, ma presenta lo svantaggio di non riprodurre fedelmente le caratteristiche genetiche della pianta madre. Le piante nate da seme, infatti, mostrano una grande variabilità in termini di vigore, produttività e qualità dei frutti, e hanno un periodo giovanile più lungo, entrando in produzione più tardi. Per queste ragioni, la semina è oggi utilizzata principalmente per ottenere dei semenzali (portainnesti) su cui poi innestare le varietà desiderate, o per programmi di miglioramento genetico e rimboschimento.

La propagazione vegetativa, e in particolare l’innesto, è la tecnica d’elezione per la castanicoltura da frutto professionale. Questo metodo consente di riprodurre in modo identico le caratteristiche della varietà scelta (marza), garantendo uniformità di produzione, pezzatura e qualità dei frutti. L’innesto consiste nell’unire una porzione di ramo della varietà desiderata (la marza, appunto) con un soggetto cresciuto da seme (il portainnesto), che fornirà l’apparato radicale. La scelta del portainnesto è altrettanto importante, poiché influisce sulla vigoria della pianta, sull’adattamento al terreno e sulla resistenza a determinate malattie.

Una volta ottenute le piante, che siano esse semenzali o piante innestate, si procede con la piantagione. Questa operazione richiede una pianificazione attenta, a partire dalla preparazione delle buche, che devono essere sufficientemente ampie e profonde da accogliere comodamente l’apparato radicale. Il periodo ideale per la messa a dimora è durante il riposo vegetativo, dall’autunno alla fine dell’inverno, evitando i giorni di gelo. Un’irrigazione abbondante subito dopo la piantagione è fondamentale per favorire l’adesione del terreno alle radici e per eliminare eventuali sacche d’aria, assicurando così un rapido attecchimento. La cura e l’attenzione dedicate a queste fasi iniziali saranno ampiamente ripagate negli anni a venire con la crescita di alberi sani e produttivi.

La propagazione da seme

La propagazione del castagno attraverso il seme, nota come propagazione gamica, è il metodo naturale con cui la specie si riproduce e si diffonde. Questa tecnica consiste nel raccogliere le castagne mature e sane, conservarle adeguatamente durante l’inverno e seminarle in primavera per ottenere nuove piantine. Sebbene sia un metodo semplice, è importante sottolineare che le piante nate da seme non conservano le caratteristiche della pianta madre a causa della ricombinazione genetica che avviene con la fecondazione. Questo significa che da semi raccolti da un albero che produce frutti di grandi dimensioni non si otterranno necessariamente piante con le stesse caratteristiche, ma piuttosto una progenie molto eterogenea.

Il primo passo per una corretta propagazione da seme è la selezione dei frutti. È essenziale scegliere castagne di buone dimensioni, sane, prive di fori di insetti o segni di muffa, provenienti da piante madri vigorose e in buona salute. Dopo la raccolta, i semi devono essere sottoposti a un processo chiamato stratificazione, che è fondamentale per superare la dormienza e garantire un’alta percentuale di germinazione. La stratificazione consiste nel conservare i semi in un substrato umido (come sabbia o torba) a basse temperature (intorno ai 2-4 °C) per un periodo di alcuni mesi, solitamente durante tutto l’inverno. Questo processo simula le condizioni naturali che un seme sperimenta nel terreno durante la stagione fredda.

In primavera, al termine del periodo di stratificazione, i semi sono pronti per la semina. Possono essere seminati direttamente in pieno campo, in un semenzaio ben preparato, oppure in contenitori individuali come vasi o fitocelle. La semina in contenitore è spesso preferita perché permette un migliore controllo delle condizioni di crescita e facilita il successivo trapianto. Il seme va interrato a una profondità di circa 5-7 centimetri, con l’ilo (la cicatrice basale) rivolto lateralmente o verso il basso. Il substrato deve essere mantenuto costantemente umido, ma non eccessivamente bagnato, per favorire la germinazione, che solitamente avviene nel giro di qualche settimana.

Le piantine ottenute da seme, chiamate semenzali, verranno poi coltivate in vivaio per uno o due anni prima di essere pronte per la messa a dimora definitiva o, più comunemente, per essere utilizzate come portainnesti. Sebbene la propagazione da seme non sia adatta per la costituzione di castagneti da frutto uniformi, essa rimane una tecnica fondamentale per la produzione di portainnesti vigorosi e ben adattati alle condizioni locali. Inoltre, svolge un ruolo insostituibile nei progetti di rimboschimento e nel recupero di aree forestali, dove la diversità genetica che ne deriva è un valore aggiunto per la resilienza e la stabilità dell’ecosistema.

La propagazione per innesto

L’innesto è la tecnica di propagazione vegetativa più importante e diffusa per il castagno da frutto, poiché è l’unica che permette di moltiplicare una determinata varietà conservandone inalterate tutte le caratteristiche genetiche. Questa pratica consiste nel saldare insieme due parti di piante diverse: il portainnesto, che costituisce la parte basale e l’apparato radicale, e la marza (o nesto), una piccola porzione di ramo prelevata dalla varietà che si desidera riprodurre. Il successo dell’operazione dipende dalla perfetta unione dei tessuti cambiali delle due parti, che permette il passaggio della linfa e la formazione di un nuovo individuo unico. L’innesto consente di ottenere piante che entrano in produzione più precocemente rispetto a quelle nate da seme e garantisce l’uniformità qualitativa e quantitativa del raccolto.

Esistono diverse tecniche di innesto che possono essere utilizzate per il castagno, e la scelta dipende principalmente dal diametro del portainnesto e dal periodo in cui si esegue l’operazione. Tra le più comuni vi è l’innesto a spacco, che si pratica in primavera alla ripresa vegetativa su portainnesti di un certo diametro. Un’altra tecnica molto utilizzata è l’innesto a gemma, o a scudetto, che si esegue a fine estate (agosto-settembre) e prevede l’inserimento di una singola gemma sotto la corteccia del portainnesto. L’innesto a triangolo è un’altra variante apprezzata per la sua alta percentuale di attecchimento. Indipendentemente dalla tecnica scelta, è fondamentale utilizzare attrezzi da innesto ben affilati e disinfettati per realizzare tagli netti e precisi, e legare saldamente il punto di innesto con appositi materiali per proteggerlo dalla disidratazione e favorire la cicatrizzazione.

La scelta del portainnesto è un fattore critico per il successo dell’impianto. I portainnesti possono essere ottenuti da seme (franco) o essere cloni selezionati per specifiche caratteristiche. I portainnesti franchi, ottenuti da semi di castagno comune (Castanea sativa), sono generalmente vigorosi e dotati di un buon apparato radicale, ma possono presentare una certa disformità. Per superare i problemi legati al mal dell’inchiostro, una grave malattia radicale, sono stati selezionati portainnesti ibridi, derivanti dall’incrocio tra il castagno europeo e specie asiatiche resistenti (come Castanea crenata o Castanea mollissima). Questi portainnesti ibridi, oltre alla resistenza alla malattia, possono conferire alla pianta anche altre caratteristiche desiderabili, come una taglia più contenuta o un migliore adattamento a certi tipi di suolo.

Le marze, ovvero i rami da cui si prelevano le gemme o le porzioni da innestare, devono essere raccolte da piante madri sane, vigorose e sicuramente identificate per la varietà. Il prelievo delle marze si effettua durante il riposo vegetativo invernale, scegliendo rami di un anno ben lignificati e con gemme sane e ben formate. Le marze vengono poi conservate in un luogo fresco e umido, come in frigorifero avvolte in un panno umido o stratificate nella sabbia, fino al momento dell’innesto. Questa conservazione al freddo è necessaria per mantenere le gemme in stato di dormienza e garantire che la ripresa vegetativa del nesto avvenga solo dopo che si è stabilita una solida unione con il portainnesto.

La messa a dimora delle piante

La messa a dimora, o piantagione, è l’operazione finale che porta le giovani piante di castagno dal vivaio al loro sito definitivo nel frutteto. Il successo di questa fase dipende da una corretta esecuzione e dalla scelta del momento più opportuno. Il periodo migliore per l’impianto è durante il riposo vegetativo della pianta, che va dalla caduta delle foglie in autunno fino alla ripresa vegetativa a fine inverno. La piantagione autunnale è spesso preferibile nelle regioni a clima mite, poiché permette alle radici di iniziare a svilupparsi durante l’inverno, garantendo una migliore ripresa in primavera. Nelle zone con inverni molto rigidi, invece, è consigliabile attendere la fine dell’inverno per evitare che le giovani piante subiscano danni da gelo.

Prima della piantagione, è necessario preparare il terreno e le buche. Le buche devono essere scavate con qualche settimana di anticipo, con dimensioni generose, solitamente di almeno 60-80 cm di larghezza e profondità. Questo permette al terreno di arieggiarsi e di assestarsi. Sul fondo della buca è buona pratica creare uno strato drenante con ghiaia o altro materiale grossolano e aggiungere del letame maturo o del compost ben decomposto, ricoprendolo poi con uno strato di terra per evitare il contatto diretto con le radici. Questa concimazione di fondo fornirà i nutrienti necessari per il primo periodo di crescita della pianta.

Al momento della piantagione, è importante maneggiare con cura le giovani piante per non danneggiare l’apparato radicale. Se le piante sono a radice nuda, è consigliabile eseguire una leggera spuntatura delle radici più lunghe o danneggiate e immergerle in una miscela di acqua, terra e letame (inzaffardatura) per reidratarle e favorire l’attecchimento. La pianta deve essere posizionata al centro della buca, assicurandosi che il colletto (il punto di passaggio tra il fusto e le radici) si trovi a livello del terreno o leggermente al di sopra. Il punto di innesto, se presente, deve rimanere ben al di sopra del livello del suolo. La buca viene poi riempita con terra fine, pressando leggermente per eliminare le sacche d’aria.

Subito dopo la messa a dimora, è indispensabile procedere con un’abbondante irrigazione, anche se il terreno è umido. Questa operazione, chiamata “bagnatura di attecchimento”, è fondamentale per far aderire perfettamente il terreno alle radici e garantire la disponibilità idrica necessaria per la ripresa vegetativa. È inoltre consigliabile installare un tutore a cui legare la giovane pianta per sostenerla contro il vento e favorire una crescita dritta. Infine, una pacciamatura alla base del tronco con paglia, corteccia o altro materiale organico aiuterà a mantenere l’umidità del terreno, a controllare la crescita delle erbe infestanti e a proteggere le radici dagli sbalzi di temperatura.

Altre tecniche di propagazione

Sebbene l’innesto sia la tecnica prevalente per la propagazione del castagno da frutto, esistono altri metodi di moltiplicazione vegetativa che, sebbene meno diffusi, possono essere utilizzati in contesti specifici. Una di queste tecniche è la talea, che consiste nel prelevare una porzione di ramo e indurla a emettere radici per formare una nuova pianta autonoma. Il castagno è una specie considerata difficile da radicare, e le talee legnose prelevate in inverno hanno generalmente una bassa percentuale di successo. Risultati leggermente migliori si possono ottenere con talee semilegnose, prelevate in estate, trattate con ormoni radicanti e poste a radicare in un ambiente controllato con alta umidità e temperatura costante (nebbia artificiale).

Un’altra tecnica di propagazione vegetativa è la propaggine, un metodo antico che sfrutta la capacità naturale di alcuni rami di emettere radici se messi a contatto con il terreno. La propaggine semplice consiste nel piegare un ramo basso e flessibile di una pianta madre fino a interrarne una porzione, lasciando emergere la punta. La parte interrata, dopo essere stata leggermente incisa per stimolare la radicazione, emetterà radici nel corso di una o due stagioni. Una volta che si è formato un apparato radicale sufficientemente sviluppato, la nuova piantina può essere separata dalla pianta madre e trapiantata. Questo metodo è semplice e garantisce un’alta probabilità di successo, ma permette di ottenere solo un numero limitato di piante da ogni pianta madre.

La micropropagazione, o coltura in vitro, è una tecnica di laboratorio moderna e altamente specializzata che consente di moltiplicare rapidamente un numero enorme di piante a partire da piccole porzioni di tessuto vegetale (espianti), come apici meristematici o gemme. Gli espianti vengono coltivati in un ambiente sterile su un substrato nutritivo artificiale contenente ormoni che stimolano la moltiplicazione e la crescita. Questa tecnica permette di ottenere piante geneticamente identiche alla pianta madre (cloni) e, soprattutto, sane, ovvero esenti da virus e altri patogeni. Sebbene sia una tecnica costosa e che richiede laboratori attrezzati e personale qualificato, la micropropagazione sta assumendo un ruolo sempre più importante per la produzione su larga scala di portainnesti selezionati o di nuove varietà di castagno.

Infine, vale la pena menzionare la riproduzione da polloni radicali. Alcune specie di castagno e alcuni portainnesti hanno la tendenza a emettere polloni, ovvero nuovi getti che si originano dalle radici. Questi polloni, una volta che hanno sviluppato un proprio apparato radicale, possono essere staccati dalla pianta madre e trapiantati per dare origine a nuove piante. Anche in questo caso, si tratta di una tecnica che consente di ottenere un numero limitato di piante. La scelta della tecnica di propagazione più adatta dipende quindi dagli obiettivi: l’innesto per la frutticoltura professionale, la semina per la produzione di portainnesti, e le altre tecniche per scopi specifici, amatoriali o di ricerca.

Potrebbe anche piacerti